Viaggiare è il mio strumento evolutivo preferito.
Lo è anche lo yoga, la danza; lo sono i cerchi di donna, il contatto con la Natura e un’alimentazione consapevole, certo.
Però viaggiare è più forte, più coinvolgente, più determinante e io, da sagittario esemplare, sento di essere la persona che sono adesso (anche ma soprattutto) grazie ai viaggi che ho compiuto: alle genti, agli odori, alle medine in cui mi sono persa, ai paesaggi che mi hanno letteralmente mozzato il fiato.

Sono grata al viaggio per i plurimi regali e, non ultimo, quello che mi ha permesso di affrontare quest’ultimo anno cercando di trarne il meglio: perché il viaggio mi ha insegnato a scorrere, esattamente come l’acqua che non definisce la propria identità sulla base del contesto, così mi sento chiamata a fare ora. Essere chi sono.
Viaggiare mi manca, certo, ma ci sono tanti modi per farlo.
Ho rinnovato dunque delle modalità di viaggiare stando ferma e una tra tutte è la lettura. Per questo ho colto il suggerimento arrivato da Giulia su IG, di scrivere un articolo che comprendesse le informazioni riportate all’interno di alcune stories improvvisate, della settimana scorsa, che avevano per oggetto alcuni titoli della mia libreria.
Ho iniziato da ciò che stavo leggendo: “All’orizzonte un toubab” di Filippo Graglia. Il libro narra la storia del viaggio svolto dall’autore che, partito da Castel nuovo don Bosco, è arrivato, pedalando per circa 25.000 km e quasi due anni, in Sud Africa. Come immaginavo, le sue pagine hanno risvegliato la mia voglia di polvere di strada rossa, di “lontano”, di avventura. E’ una autoproduzione, per cui vi consiglio di scrivere direttamente a lui per una copia.
Sempre in bicicletta è partita Valentina Brunet, amica, sorella, compagna del collettivo #EcodelleLune (ci trovate su IG), che dal Vietnam è tornata in Italia su due ruote. E’ autrice di una coppia di libri (e aspettiamo il terzo!) dal titolo “Pedalando Sogni” (volume I e II) che a me hanno lasciato il senso di aver aperto l’orizzonte nel pensiero delle mie possibilità. A differenza di altri cicloviaggiatori, al momento della partenza, Vale non era né esperta né un’atleta eppure è riuscita, pedalata dopo pedalata, in due anni di tempo, affrontando l’accoglienza dei vari popoli ma anche delle serie difficoltà, a rientrare in Nord Italia con un’esperienza nel cuore certamente indimenticabile.
Qualche tempo fa ci siamo fatte una chiacchierata molto piacevole che potete riascoltare QUI.
Un altro viaggiatore solitario, un amico, un selvatico esploratore del mondo è invece Giacomo Luppi, con cui abbiamo chiacchierato qualche settimana fa e che è l’autore di due testi che narrano il suo viaggio, senza aerei, dall’Australia al Centro America. Un viaggio intrapreso via terra e via mare alla ricerca, prima di tutto, di sé stesso oltre e nonostante i ruoli sociali, le aspettative altrui, le definizioni. I titoli sono: “Con i piedi per terra” e “Cronache di un viandante” ed entrambi sono editi da Arte Stampa. Accanto ad avventure uniche e piacevolmente descritte, Giacomo condivide con chi legge il proprio vissuto emotivo, i propri sentimenti, la voce della propria anima, con delicata autenticità ed in modo profondo.
Se siete di Modena o provincia, avrete anche l’occasione di averne direttamente una copia direttamente da Giacomo!

Un libro che, invece, non ho ancora letto e che mi aspetta sullo scaffale da numerosi anni è “Il giro del mondo in biciletta” di Peter Zheultin: racconta la storia di una donna che, nel 1894, partì da Boston, con l’intento di compiere un’avventura mai riuscita prima. Si tratta di Annie “Londonderry” Kopchovsky, all’epoca ventitreenne, sposata e madre di tre bambini, la quale, a seguito di una scommessa, decise di dimostrare a sè stessa e agli altri che una donna ha la stessa libertà -e le capacità- di un uomo. Partii in solitaria e compì l’impresa mai realizzata da nessuna. L’autore è il pronipote. E io, da zia, mi sono entusiasmata nello scoprire questo dettaglio!
Sempre sulla libreria della stanza arancione a casa della mia famiglia, ho ritrovato un testo che lessi mentre concludevo la stesura del mio libro e si tratta di “I passeggeri della terra” di Nicola Zolin che racconta la storia, vera, di tre amici partiti dall’Olanda con l’obiettivo -raggiunto- di raggiungere il Brasile senza soldi. Inevitabile la sensazione di fratellanza con questi viaggiatori e, nemmeno a dirlo, il testo trasuda di avventura, senso di adattamento, incontri umani e manifestazione della Vita in tutta la sua potenza.
A Nicola il mio “grazie” perché, senza saperlo, mi aiutò a fare chiarezza sulla narrazione e sulla scelta stilistica.
Accanto a questi testi siede un libro che ho letto solo in parte e che emoziona l’operatrice sociale che è in me. Si tratta di “Camminare cambia”, autori vari, edito da Ediciclo. Affronta il tema del lungo cammino, del pellegrinaggio come strumento educativo a favore di giovani in condizione di emarginazione o a rischio. Ricordo di averlo acquistato alla Fiera “Vita all’aria aperta” di Massa Carrara dove, a inizio 2020, ero stata invitata da Ilaria Canali della Rete Nazionale donne in cammino per un intervento, insieme a meravigliose compagne, tra cui Roberta Cortella, regista, con Marco Leonari, della docu-serie “Boez- andiamo via” che vi consiglio caldamente, proprio su questo argomento.
Infine, un angolo della libreria è dedicata ad un luogo del cuore, un’isola complessa e meravigliosa: Lampedusa.
Tutti i testi che possiedo su questo argomento sono stati acquistati all’Archivio Storico che è anche l’unico negozio in cui è possibile rinvenire dei testi in vendita sull’isola.
Sono volumi molto differenti tra loro: in particolare ho un paio di testi fruibili dagli adulti ma adatti anche al lavoro coi ragazzi e nelle scuole elementari/medie: “Semplicemente Eroi” e “Come gabbiani sull’acqua”. Raccontano la storia, verosimile, dell’incontro tra isolani e migranti e del rapporto tra Occidente e Africa in una chiave adatta ad un pubblico giovane. Il secondo testo inizia il suo racconto a seguito del tragico naufragio del 3 ottobre 2013 quando, a poche miglia dalle coste lampedusane, morirono 368 persone, per la maggior parte, in fuga dal regime dittatoriale Eritreo.
Vi consiglio, poi, due saggi: “Bibbia e Corano a Lampedusa” e “Lo spettacolo del confine” che trattano la tematica migratoria in maniera profonda, sociologica, analizzandone i vari aspetti socio-politici. Non sono dunque romanzi, come invece è il meraviglioso testo di Davide Enia “Appunti di un naufragio” che riesce ad intrecciare Lampedusa, gli sbarchi, ciò che accade nel mezzo del Mediterraneo con una storia personale e famigliare: elemento che coinvolge il lettore che riesce a sentire sulla propria pelle il vissuto dei protagonisti rispetto alla tematica principale.
Avvicente. Scritto in maniera impeccabile e portatore di contenuti importanti.
Da questo testo è poi stato tratto uno spettacolo teatrale, sempre ad opera dell’autore, che consiglio vivamente perché forte, al tempo stesso caldo, coinvolgente, drammatico e indimenticabile.

E così concludo, ritorno a casa. Perché anche leggere è un viaggio e anche scrivere di libri lo diventa.
Mi permetto di concludere con un invito gentile: qualora foste interessat* a questi libri, andate a comprarli in libreria oppure scrivete all’autore/autrice oppure chiedente, se possibile, alla biblioteca del vostro paese o città.
Tutti questi testi parlano di sogni realizzati grazie al coraggio ma anche per merito dei contatti umani -spesso- anche tra persone di origini e lingue diversissime, raccontano di sostenibilità ambientale e umana, di senso di comunità, di vicende drammatiche che ci riguardano e accadono a pochi passi dalle nostre coste come effetto di disuguaglianze profonde causate, anche, dal nostro sistema socio-politico e dallo stile di vita occidentale: ogni volta che è possibile, acquistiamo guardandoci negli occhi, parlando, scambiando un’opinione, creando relazione. Questa è la nostra speranza per il futuro e tanto del senso per cui siamo al mondo.
Grazie!
Barbara
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