La cosa più bella che mi è stata detta negli ultimi giorni è: “Tu sai di Libertà”.
E probabilmente é questo che io, davvero, con questo viaggio cerco e cercavo.
C’è una parte di me che mi sta dando dell’incosciente, quasi arrogante, in questo momento. Innegabile, ma ciò che è accaduto é che non avevo più nessuna voglia di temere il momento della “domenica sera” né quella di attendere il venerdì come ancora di salvezza.
È così.
Io non voglio aspettare le ferie.
Non mi preoccupa la fatica, gli impegni, il lavoro fisico. Non mi ha turbato la calce, lo stallatico, le sveglie all’alba, le giornate infinite.
Mi inquieta l’idea di dover aspettare un momento, scandito esternamente, per poter godere della vita.
Quando l’inverno scorso, in un incidente stradale, morì una 20enne perché un conoscente si addormentò alla guida, entrambi a migliaia di km dalla propria famiglia, io piansi giorni.
Che senso aveva, se nemmeno la conoscevo?
È la vita.
È la vita che, quella donna perdendola, mi ha ricordato.
Mi ha preso le spalle e le ha scosse fortissimo.
Davvero, credi che il tfr valga la tua felicità?
Davvero, pensi che per dei contributi pseudo sicuri sia giusto il prezzo che stai pagando?
Mi ha urlato in faccia.
Stai davvero vivendo la vita che vuoi?
Stai davvero facendo del tuo meglio?
E la verità era no, per questo piangevo.
Su nessun fronte.
Né il lavoro, né il fidanzato, né la casa erano davvero il meglio che io potessi fare per me stessa.
È anche grazie a quella morte che io sono partita.
Perché mi è scoppiata l’urgenza addosso: corri, cazzo.
Quanto tempo pensi di avere ancora?
Hai presente i cani quando corrono nel prato con quell’espressione felice galoppando zampe al collo?
Ecco. Io voglio vivere così.
A bomba.
Io voglio vivere come un cane.
Alla domanda: dunque ora cosa farai? Come pensi di campare? Ci stiamo lavorando.
Stay tuned, perché ci saranno notizie bellissime a breve. E fiducia a profusione.
Lampedusa
Una delle frontiere più pericolose al mondo
2019
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