Che danzare non è altro che celebrare la sacralità del nostro ed altrui corpo

La mia ode al tango, inizia a casa quando mi guardo allo specchio e mi trucco le labbra.

Cosa vuol dire per me quel gesto?
Quanta forza, quanta sacralità c’è in un rossetto color porpora?
Quanta rivoluzione in un tacco 9?
Quanta evoluzione nella cura?

Dopo una delle ultime serate trascorse in milonga, ho pensato che dovrebbe essere un diritto umano: Danzare.

O almeno trovare ciò che, nella Vita, ti permette di sentirti esattamente come mi sento io ballando.
O meglio ancora, come mi sento io in tutto quel rito, potente e sacro, che inizia con un colore, femminile e forte, che non ammette compromessi e scuse: il porpora.

In una fase storica di risveglio della donna e della sua consapevolezza, truccarmi le labbra ha, per me, un significato rivoluzionario e non si traduce in bellezza estetica o ricerca di piacere, a tutti costi, agli altri.
Non è il mio corpo da vendere al gusto maschile, non è questo, non ora.
E’ il sigillo di una presa di consapevolezza femminile ben più importante perché nonostante gli abusi e le violenze subite, nonostante i roghi, gli stipendi più bassi e i clitoridi mozzati, nonostante i lividi sui corpi delle amiche, l’invito a essere modesta e figliare il prima possibile, ad uniformarsi, le donne sono ancora vive, sempre più vive e stanno rinascendo.
E allora sì che questo rossetto è importante e fa paura, come mi ha detto qualcuno, perché evidentemente, magari in un modo inconscio esprime il fatto di non essere solo un colore che ravviva il mio volto, bensì un simbolo, potente, della stessa tinta del sangue mestruale.
E’ con questo rossetto, con questi tacchi così nuovi per me, con questi abiti neri che io non addobbo soltanto un corpo, ma il corpo in cui abita una Dea, la stessa, pluriforme, che abita ogni Donna e lo faccio per portarla a ballare, mia, sua massima espressione corporea.

Nel valorizzare la mia bellezza, rendo onore a Lei.

tango.jpg
Genova, estate 2017

 

C’è sempre un attimo di paura prima di entrare in un posto nuovo, o anche in uno conosciuto, perché il tango è incontro e, con molta sincerità, non si sa davvero mai cosa può accadere.
E gli incontri delle milonghe possono essere tanto forti, a volte disarmanti.

Io mi ci arrendo.

Non ho voglia di finzione né paura della forza: ho imparato a fidarmi degli esseri umani e ballando, sto imparando a fidarmi degli uomini, quelli che “non capiranno mai” cosa vuol dire avere paura la sera mentre torni a casa, o cosa vuol dire avere un padre che aspetta la cena pronta sul divano, non capiranno cosa vuol dire quando violentano una tua amica. Proprio quelli.

In milonga ho incontrato il maschile, quello radicato e dolce, quello forte di un abbraccio, quello così forte che non ha bisogno né di voce né di mani, né di volerti diversa da quella che sei, né più docile, né più espansiva.

Questi sono incontri rari, ma eterni.

Le anime affini si riconoscono al primo respiro, dal momento in cui i corpi si ritrovano vicini e sanno di conoscersi già, di essere stati in qualche modo o in qualche mondo fratelli, compagni di vita, di arrivare da qualche stesso astruso pianeta lontano, di aver mangiato patate e fagioli in qualche casolare di campagna qualche decennio prima, di aver fatto l’amore, da amanti, in qualche corte.
Quando ballano insieme creano una magia talmente speciale che l’adolescente che ero (e che sarò con orgoglio sempre) riemerge e finalmente urla che sì, avevamo ragione quando dicevamo che un altro mondo è possibile. 

Se sei in grado di onorare l’altro essere umano in questo modo,
Se sei in grado di ascoltarlo, di dargli spazio, di fonderticisi e confonderticisi perdendo il senso del tempo e dello spazio e di quello che accade tutto intorno,
Se sei in grado di creare insieme, e non importa se è una tanda da dieci minuti, un progetto, un figlio, perché la cosa importante è che da un abbraccio inizia un viaggio trasudante, traboccante di evidente, esplicito, spudorato e dichiarato senso,

Quando questo accade,
ed è raro, perché il tango non mente, la tecnica scherma ma non salva mai, non ti assolve davanti ad un cuore in ascolto se sei egoista, o un vanitoso, se vai a ballare per noia o per riempire un’immaginaria lista di donne da sedurre..
Quando la magia si manifesta, emerge la speranza, l’idea che i rapporti (tutti) potrebbero essere diversi, caratterizzati da attenzione e purezza.

Ci sono tande talmente forti che quando accadono, bastano.
Resto per golosità, ma sono già sazia.
Potrei serenamente infilarmi il cappotto, avvolgermi nella sciarpa ed andare verso casa, inebriata come sono di voglia di vivere e di amore, preferibilmente camminando in una Roma di febbraio ma già primaverile, le cui strade sono ancora animate da un chiacchiericcio dolce, mentre penso a quanto mi ha cambiato la vita dare spazio al Tango.

Penso ai motivi per cui non l’ho fatto prima.
Penso a cosa mi piaceva fare da piccola.
Penso che ai bambini e alle bambine andrebbe chiesto, prima di tutto, di imparare ad ascoltarsi e penso che sarebbe giusto accompagnarli/e in un cammino senza limiti alla ricerca dei propri talenti e sogni. Penso che gli adulti dovrebbero essere abbastanza coraggiosi e aiutare i figli a scartare con dolcezza i desideri mediocri, le cose carine, andando al fulcro e che credo, finalmente, che gli adulti già adulti, lasciando andare il passato immodificabile, dovrebbero fare la stessa cosa con sè stessi.

Saremmo una società composta da persone più soddisfate e meno aggressive.
Saremmo tutti meno stanchi e più felici. Più capaci di svincolarci da dinamiche violente, da compromessi inaccettabili.

Saremmo tutte più libere.

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